Sunday, December 24, 2017 - 13:51Italian

Regge l’export, che tra gennaio e agosto supera i 6,2 miliardi di euro (+2,2%): stabili i mercati UE; prosegue la risalita della Russia; frena il Far East. Restano deboli i consumi interni.

Pilotti: “Chiusura dell’anno all’insegna della stabilità. La ripresa però appare ancora lontana”.

Un quadro congiunturale caratterizzato dalla stabilità e dalla cautela nei giudizi degli operatori. È questa la fotografia del calzaturiero italiano che emerge dall’ultima rilevazione di Assocalzaturifici relativa ai primi nove mesi del 2017. Il comparto continua a mostrare segni moderatamente positivi in tutti i principali indicatori – a cominciare dalla produzione, cresciuta in media dello 0,7% in volume e del 2,1% in valore tra le aziende del campione – ma la piena ripartenza deve ancora palesarsi, soprattutto dopo un terzo trimestre connotato da livelli di attività senza variazioni significative, dal rallentamento delle esportazioni e da consumi interni nuovamente al palo.

“Ci avviamo alla chiusura di un anno in cui, dopo un lungo periodo insoddisfacente, iniziano a manifestarsi primi timidi segnali di inversione del ciclo. Ma non possiamo cedere a facili entusiasmi: la ripresa, già rilevata in altri settori produttivi nazionali, non è per noi ancora in corso, sebbene le indicazioni confortanti che ricaviamo dai dati dei primi nove mesi ci facciano sperare che la strada imboccata sia quella giusta. Tante sono ancora le imprese in difficoltà” dichiara Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici.

A sostenere il settore è ancora una volta l’export che – secondo le cifre ufficiali Istat ferme ai primi otto mesi – evidenzia incrementi del 2,2% in valore e dell’1,4% in quantità rispetto all’analogo periodo del 2016. Tra i mercati UE (+1% in valore e +0,2% in volume nel complesso) prosegue il lieve recupero della Francia (+0,8% in quantità) ma arretra ancora la Germania, che presenta una flessione del 2,9% (nonostante un +0,6% in valore).

Fuori dai confini comunitari invece (+4,4% in quantità e +3,6% in valore globalmente) fa ben sperare la ripartenza della Russia (+28,3% in volume e +18,4% in valore), che prosegue a buon ritmo (a differenza di Ucraina e Kazakistan, che segnano rispettivamente un modestissimo +0,9% e un -0,4% in quantità).

Migliora, ma solamente in volume, la domanda degli USA – che registrano incrementi superiori al 6% – mentre cala il Canada (-5,4% in quantità), un dato però antecedente l’entrata in vigore provvisoria dell’accordo di libero scambio CETA, avvenuta a fine settembre.

Recuperano progressivamente le vendite in Medio Oriente (+3,2% in quantità), ma seguita a rallentare il Far East (-6,8% in volume e -4% in valore nell’insieme), dove gli aumenti di Corea del Sud (+7,6% in quantità) e Cina (+5,5%, pur con un -1,7% in valore) non sono bastati a compensare gli andamenti negativi di Giappone e Hong Kong, che mostrano entrambi flessioni vicine al 12% in volume.

Il 2017 è stato un anno caratterizzato anche dal raffreddamento nei prezzi delle esportazioni: dopo la crescita sostenuta degli anni scorsi (aumento superiore al 32% tra il 2011 e il 2016), nei primi otto mesi dell’anno si registra in media un timido +0,8%, con una contrazione non trascurabile in Russia (pari a -7,8%) e trend al ribasso o conservativi in molti altri importanti mercati (europei e non).

Grazie al consolidamento dell’export e alla concomitante frenata dell’import (sceso del -1,6% in valore e del -3,3% in quantità, con un parziale recupero nel bimestre estivo), l’attivo del saldo commerciale settoriale si è attestato nei primi otto mesi a 2,97 miliardi di euro (+6,8%), confermando il contributo positivo rilevante che il calzaturiero apporta da sempre alla bilancia commerciale nazionale.

Debolissima invece la dinamica dei consumi delle famiglie italiane che, nei primi nove mesi del 2017, segnano +0,4% in valore e -0,3% in quantità, a fronte di un aumento del prezzo medio pari allo 0,7%. Unico comparto in risalita quello delle “calzature sportive e sneakers”, che evidenzia un incremento nella spesa di poco superiore al 4% (con un +3,3% in volume).

Dati ancora in chiaroscuro, infine, quelli che riguardano il versante occupazionale e la demografia delle imprese: il numero di calzaturifici attivi a fine settembre 2017 risulta in calo di 99 unità (-2%) rispetto a dicembre 2016. Mentre il numero di addetti presenta un saldo positivo di 279 occupati sul consuntivo 2016, pari a un +0,4%, anche se il terzo trimestre ha visto interrompersi il recupero delle prime due frazioni.

In diminuzione anche il ricorso agli strumenti di integrazione salariale nell’Area pelle, legato però ai parametri più selettivi nella concessione alle aziende introdotti dal decreto legislativo sulla riforma degli ammortizzatori sociali: il totale dei primi nove mesi segna un -39%, con un calo del 10% per la CIG ordinaria e di oltre il 50% per gli strumenti straordinari.

 

Nota di Stampa

Assocalzaturifici

Milano, xx dicembre 2017